TIBET: Un Viaggio Iniziatico

“Non viaggio per conoscere il mondo: viaggio per conoscere me stesso.”

Abu Ali Mustafa

Cos’è un viaggio iniziatico? Come può un viaggio cambiarti la vita?

Oggi ti racconto il mio viaggio iniziatico e come arrivai a vivere questa esperienza che mi cambiò la vita.

Era il 2006 e quell’anno vissi una sequenza di eventi che riuscii a comprendere e codificare solo anni dopo in seguito a studi e approfondimenti relativi al rapporto con la vita e il suo fluire, il riconoscere i segnali, seguire il proprio destino e rinascere dalle crisi.

FLUIRE CON LA VITA

“Dal momento in cui cominci a camminare su una strada, la strada appare” 

Rumi

Tutto ha inizio a fine 2005 con un regalo da parte di uno dei miei migliori amici di sempre, il libro: “Gli sherpa dell’Everest”. Quel periodo me lo ricordo come uno dei momenti di maggiore crisi della mia vita.

Leggendo questo bellissimo testo inizio a sognare di posare i miei piedi sull’Himalaya, sogno covato fin dalla giovanissima età, leggendo libri su Tibet e Nepal, sia di alpinismo che di spiritualità.

Quell’anno la chiamata è irresistibile e mi do subito un obiettivo: andare sull’Himalaya, ma non sarò io a decidere o a controllare come realizzarlo, ogni mio piano sarà infatti modificato.  Mi affido in quel momento alla vita stessa e all’improvvisazione, come ero già solito più o meno fare, e le cose andranno nel migliore dei modi, realizzando un viaggio che mi porterà ben al di là delle mie limitate aspettative di allora.

In breve tempo decido che sarei partito con un gruppo di sconosciuti tramite l’agenzia Viaggi e Avventure nel Mondo, destinazione Everest.

Peccato che nel mese prescelto, Agosto, periodo dei monsoni in Himalaya, nessun gruppo è in partenza per il campo base dell’Everest.

IL SACRO MONTE KAILASH

Scopro che l’unico gruppo in partenza con un viaggio trekking nella regione dell’Himalaya è alla volta del Nepal e del Tibet occidentale con destinazione il sacro monte Kailash, detto la porta del paradiso. Il cuore di questo viaggio trekking sarà il “Kora”, il pellegrinaggio attorno alla montagna, questo è uno dei luoghi più sacri al mondo principalmente per la cultura Buddhista, secondariamente anche per induisti e Jainisti

Diverse vedute del monte Kailash, la montagna più sacra della terra 

Dalla vetta del Kailash nascono i fiumi più lunghi di tutta l’Asia: il fiume Indo, il fiume Sutlej, il fiume Brahmaputra e il fiume Karnali.

Non è permesso salire sulla vetta del monte Kailash proprio perché sacro.

Il Kailash è venerato in oriente come il punto di congiunzione tra la dimensione del mondo umano e le sfere pure degli esseri superiori. 

Questa sacra montagna non è solo un riferimento centrale della spiritualità orientale ma lo è diventato anche per la spiritualità e l’esoterismo occidentale: secondo la tradizione teosofica, è anche il luogo alle cui pendici, avviene la sacra festa del Wesak durante la quale ogni anno torna sulla terra il Buddha e si riuniscono i più grandi maestri della fratellanza bianca di Shamballa, città spirituale che si troverebbe a nord ovest del monte.

Naturalmente all’epoca non sapevo nulla di tutto questo, lo avrei scoperto per gradi negli anni a venire.

LE PERSONE E GLI INCONTRI

“Viaggiare è essere infedeli Siatelo senza rimorsi

Dimenticate i vostri amici per degli sconosciuti”

Paul Morand

Uno degli aspetti più interessanti di un viaggio con persone che non si conoscono è proprio la relazione e lo scambio che può avvenire con loro. Molti hanno paura di condividere un viaggio con sconosciuti per tutte le incognite in gioco. In realtà aprirsi alle incognite significa aprirsi al massimo potenziale della vita. Durante questo viaggio infatti conosco persone molto speciali, alcune delle quali sono amicizie preziose tuttora presenti nella mia vita. 

 

Gli incontri più illuminanti: quelli con i bambini. Dai piccoli paesi del Nepal ai giovani monaci del Tibet

Ancora più importanti sono gli input e le ispirazioni che mi arrivano da loro giorno dopo giorno e dialogo dopo dialogo. Con alcuni compagni posso finalmente parlare di tanti argomenti “alternativi”, altri ancora mi introducono a nuovi temi che negli anni successivi diventeranno per me centrali: per la prima volta sento parlare di costellazioni familiari, esseri elementali, chiaroveggenza, tecniche di meditazione e molto altro.

Un secondo aspetto legato alle relazioni riguarda l’incontro con le persone locali: i monaci negli sperduti monasteri dell’altopiano tibetano con alcuni dei quali addirittura mi capita di improvvisare una partita a calcio, le persone comuni, i bambini che vivono in villaggi poverissimi fuori dai comuni percorsi turistici, tutti portatori sani di gioia e di sorrisi che producono in me riflessioni e cambiamenti sostanziali.

 

Intensità e profondità degli sguardi in ogni generazione

IL CAMMINO 

“La vita stessa è un viaggio da fare a piedi.”

Bruce Chatwin

Due sono i percorsi a piedi previsti nel viaggio: il primo, di una settimana,  salirà dal Nepal attraverso la valle del Karnali fino ad arrivare al confine con la Cina attraversandolo, mentre il secondo sarà il famoso Kora di tre giorni, pellegrinaggio attorno al sacro monte Kailash.

Questi due itinerari lontani da affollati percorsi turistici, si dimostrano a tutti gli effetti un pellegrinaggio ricco di incontri umani e di contatto con una natura espressione silenziosa di sacralità. 

Una delle esperienze più interessanti legata al viaggiare a piedi è quella di attraversare letteralmente mondi diversi e superarne i confini sia fisici che politici. Il percorso, infatti, partendo da quota 3000 a Simikot, nelle verdi vallate del Nepal nord-occidentale, si svolge in direzione nord arrivando fino all’altopiano desertico del Tibet a quota 4600 m. Per arrivare a destinazione si oltrepassa a piedi il confine cinese.

“Attraversare un confine a piedi era inusuale, una vera avventura Pericolosa e insicura. Perfino la polizia di confine rimane stupita nel vedere un turista al confine invece che in aeroporto.”

Tiziano Terzani

 

Immagini del primo Trek: dalle verdi vallate del Nepal al brullo confine con la Cina nella quale si arriva tramite un ponte sorvegliato dai guerriglieri maoisti

Non ho mai attraversato prima di allora un confine a piedi, un vero confine, e quella si rivela un’esperienza unica. Vi è infatti attorno a un confine una specie di “terra di nessuno”, un cuscinetto in cui i due paesi rispettano la reciproca distanza e in cui te la devi cavare da solo. In quell’area specifica, in quegli anni, è attivo un gruppo di guerriglieri “maoisti” in Nepal che combattono armati per una rivoluzione comunista.

Dopo una notte passata a dormire nel paese nepalese sul confine troviamo la mattina alcuni di questi combattenti con fucile sul ponte che porta in Cina. Con qualche attrito e perplessità passiamo dopo avere pagato un “pedaggio” di 100 dollari per la causa maoista.

LA MAGIA DEL KORA DEL KAILASH

“Le persone giungono sempre al momento giusto nei luoghi in cui sono attese”

Paulo Coelho

La seconda parte del viaggio, quella più sacra, è vissuta da tutti i partecipanti come un momento di magica e intima connessione.

 

Il sacro lago Manasarovar, dove il cielo la terra e l’acqua si incontrano in un gioco infinito di colori

Prima di giungere alle pendici del Kailash si fa tappa sul lago Manasarovar, alimentato dai ghiacciai dello stesso Kailash. La zona del lago è un luogo sacro per quattro religioni: Bon, Buddhismo, Induismo e Giainismo. Il luogo è a dir poco magico, il gioco di luci fra il Cielo del Tibet e il lago crea atmosfere surreali e sembra di camminare nel cielo.

Giunti finalmente al sacro Kora del Kailash ognuno dei partecipanti porta qualcosa di sé da offrire nel passo più alto del percorso, il passo Drolma La a 5650 metri, punto di passaggio che rappresenta secondo la tradizione una vera rinascita per il pellegrino. Secondo la tradizione prima di giungere al passo ognuno deve disfarsi di qualcosa di vecchio: vestiti, capelli, oggetti, si trova infatti veramente di tutto lungo il sentiero.

Il procedere a questo punto del viaggio diventa per quasi tutti solitario, intimo, raccolto fra gli infiniti spazi delle valli tibetane, cimiteri celesti, cieli mutevoli e infiniti, all’ombra della sacra montagna. Compagni del nostro procedere sono in quei giorni pellegrini asiatici di varia provenienza, il vento che si muove nell’aria sottile, il mal di montagna e la fatica fisica, il respiro sempre più affannato insieme al passo via via più lento. 

I due momenti più importanti del Kora del Kailash: a sn il punto di partenza del pellegrinaggio, a dx il passo Dorma-La a 5650 m

Il raggiungimento del passo Drolma La è vissuto con intima gioia condivisa in un simbolico abbraccio fra tutto il gruppo in quello che diventa inevitabilmente uno dei momenti più significativi della vita di ognuno di noi. Quella è la meta che ci aveva atteso a lungo e riunito per giungervi esattamente quel giorno e in quel momento della nostra vita. 

COSA RIMANE DI UN VIAGGIO INIZIATICO

“L’unica regola del viaggio è: non tornare come sei partito. Torna diverso.”
Anne Carson

In realtà non è chiaro alla mente cosa rimanga di un viaggio iniziatico perché per sua natura non arricchisce tanto dal punto di vista delle conoscenza, ma produce una profonda trasformazione interiore, può indurre un arricchimento  della coscienza e modificarne permanentemente lo stato.

Alcune meravigliose immagini del Tibet da sn: i Muri Mani, la valle di inizio kora alle pendici del Kailash, una vista sull’altopiano, coltivazioni di orzo e di senape a 4600 m

I cambiamenti che mi riguardano, di cui sono da subito testimone, sono relativi a temi fondamentali, che nel contesto quotidiano in cui vivevo non riuscivo ad affrontare: il rapporto con la società in cui vivo e il rapporto con la morte.

“Non è un segno di buona salute mentale essere bene adattati a una società malata”

Jiddu Krishnamurti

La relazione con la società riguarda una sensazione di non adattamento e di incomprensione che in qualche modo ho da sempre, questa sensazione è comune a molti viaggiatori al ritorno da paesi asiatici o africani. 

Dopo avere vissuto per un mese in un contesto di povertà a tratti difficile da sopportare, ma costantemente in un’atmosfera gioiosa fatta di sorrisi, di cordialità, di un’umanità ancora fatta di relazioni dirette, di strada, di connessione con la natura, tornare nella ricca e triste Europa non è stato per niente semplice. Al ritorno infatti ho subito l’impatto di tutto il distacco, lo stress, il dolore, la tristezza e le oscure forme pensiero presenti nelle nostre città e questo ha alimentato la mia annosa domanda “perché non siamo felici”?

Un secondo cambiamento ha riguardato il rapporto con la malattia e la morte: per la prima volta in vita mia ho visto in strada malati, lebbrosi, moribondi e persone morte. 

Immagini delle cremazioni al tempio di Pashupatinath a Kathmandu

Ho assistito presso il tempio di Pashupatinath a Kathmandu alla cremazione all’aperto di decine di cadaveri le cui ceneri vengono disperse nel fiume Bagmati in cui incessantemente si tuffano con gioia bambini do ogni età. Questa immagine della ruota della vita, dove l’energia vitale si esprime a fianco della morte in una danza continua, fu un vero regalo per il mio inconscio ancora profondamente angosciato e addolorato all’idea della morte dopo 5 anni dalla perdita di mia madre.

Ho attraversato cimiteri celesti e visitato decine di templi in cui l’archetipo della morte è raffigurato con un linguaggio così lontano dal nostro ma per me fu molto utile per uscire dai rigidi schemi culturali in cui ero cresciuto. Uno dei miei primi acquisti al ritorno dal viaggio fu proprio il “Libro tibetano dei morti” un testo fondamentale per comprendere il rapporto con il “bardo” o passaggio all’altra vita che questa millenaria cultura ha tramandato.

“Questo corpo non sono io. Non sono imprigionato in questo corpo, sono una vita senza confini, non sono mai nato e non sono mai morto. Laggiù l’ampio oceano e il cielo con molte galassie. Da sempre, sono libero. Nascita e morte sono solo una porta attraverso la quale entriamo e usciamo. Nascita e morte sono solo un gioco a nascondino”

Thich Nhat Hanh

Dopo queste esperienze posso affermare di avere trovato un rapporto più sereno con questo momento di passaggio iniziando anche percorsi di studio che mi hanno fatto comprendere la grande importanza nella vita di una tranquilla relazione con esso. 

A questo punto forse mi chiederai:

“Davide, ok meditazione, fatica, morte, introspezione, filosofia, ma in questo viaggio ti sei divertito?”

Gli imponenti Yak, i muscolosi portatori del Tibet

In effetti nel raccontare la profondità di questa esperienza ho tralasciato uno degli aspetti più belli di questo viaggio: credo di non avere mai riso così tanto in vita mia! Una delle componenti fondamentali infatti è stata la leggerezza e la voglia di vivere allegramente nel gruppo ogni giornata, anche le più difficili e faticose!

Molti cambiamenti e la ricchezza che questo viaggio mi ha donato riguardano l’osservarmi totalmente nei miei grandissimi limiti e nelle mie immense potenzialità, inoltre mi ha donato tappe che ho affrontato anni dopo e che tutt’ora sto affrontando di cui parlo e parlerò in questo blog

Se dovessi descrivere questa avventura con una frase conclusiva direi che

un viaggio iniziatico è come una misteriosa semina i cui frutti continuano a nascere e crescere incessantemente.

Da questa esperienza scrissi anche una canzone incisa poi insieme al mio gruppo musicale di allora (Me, Pek e Barba): Himalaya, è rimasta anche lei.

 

Tashi Delek _/|\_ (saluto tibetano)

TASHI significa “la buona sorte ricada su coloro a cui si rivolge il saluto”. DELEK vuol dire “pace, pace universale”. Il saluto va pronunciato a mani giunte come il bambino nella foto sotto.
 
 
Fotografie: Davide, Donatella e Max

Bibliografia consigliata

libro verso la montagna sacra
verso la montagna sacra

Il monte Kailash, un pellegrinaggio in Tibet - Colin Thuibron

COPERTINA LIBRO VERSO LA MONTAGNA SACRA KAILASH
VERSO LA MONTAGNA SACRA - EBOOK

Il monte Kailash, un pellegrinaggio in Tibet - Colin Thuibron

Tibet

Giuseppe Tucci

libro luoghi sacri del pianeta
Luoghi sacri del pianeta

Ricerca e meditazioni attraverso quattro continenti - Sam Osmanagich

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