Tre giorni al buio: la mia esperienza

    1. Tre giorni al buio: dalle tradizioni esoteriche alle profezie per l’umanità
    2. Perché stare tre giorni al buio
    3. La preparazione
    4. L’inizio dei miei tre giorni al buio
    5. La fase intermedia: la noia
    6. La sincronicità del black-out energetico
    7. La fase finale: la più dura
    8. La fine dei tre giorni al buio: la resurrezione

Tre giorni al buio: dalle tradizioni esoteriche alle profezie per l’umanità

Forse ti sarà capitato di sentire parlare di “tre giorni al buio”.

Negli ultimi anni se ne è sentito parlare a proposito di alcune profezie che ipotizzerebbero tre giorni di buio totale per il mondo. Forse non sai che il rituale di stare tre giorni nel buio totale è uno dei riti iniziatici di alcune scuole esoteriche. Addirittura in alcune scuole si usava seppellire fisicamente i discepoli per tre giorni per poi liberarli.

In qualsiasi modo si guardi alla pratica di stare tre giorni al buio, si tratta di una prova altamente significativa e simbolica sia dal punto di vista esoterico che religioso. Basti pensare al richiamo dei tre giorni agli inferi del Cristo.

Io venni a sapere di questa pratica nel 2014 frequentando un interessantissimo corso relativo alla pulizia dell’aura e all’integrazione dell’ombra. Durante questo corso venne proposto questo esercizio per i “più volenterosi”. Io ne fui affascinato e così mi organizzai per metterlo in pratica.

Perché stare tre giorni al buio

E’ evidente che per una pratica come questa non serve dare tante spiegazioni prima. Come tutte le esperienze va vissuta e ogni persona può trarne le sue conclusioni.

Alcuni aspetti interessanti, però, possono essere anticipati:

    • Tre giorni al buio e possibilmente al silenzio costituiscono uno stop straordinario che quasi nessuno ha mai vissuto in vita sua. Si tratta di una pausa dal correre, dal lavorare, dallo stress quotidiano. Una pausa straordinaria!
    • Dal punto di vista fisiologico significa riposare la vista, il nostro principale senso, e l’apparato neurologico collegato. Questo vuol dire riposare alcune aree del cervello sempre attive ed attivarne altre.
    • Rompere i ritmi circadiani (notte/giorno) legati alla luce. Interrompere l’abuso di luce artificiale e dare modo al buio di stimolare per lungo tempo la ghiandola pineale e la produzione di melatonina.
    • Immergersi nel buio per tre giorni significa accettare di immergersi nel mistero della propria mente. Quante altre occasioni abbiamo nella vita di farlo?

Il motivo più importante, però, lo puoi trovare tu e soltanto tu per motivarti a compiere questa straordinaria esperienza. 

una mano tiene una candela accesa
Photo by eyasu etsub on unsplash

La preparazione

Uno degli aspetti già importanti per soggiornare tre giorni al buio è la preparazione logistica. La riuscita di questa esperienza dipende quasi totalmente dall’organizzazione pratica.

Qui sotto ti elenco cosa e come è necessario preparare per l’evento:

Dove, quando e con chi stare tre giorni al buio

    • Un appartamento o una stanza totalmente sigillati alla luce. Può essere utile utilizzare cartoni o pannelli da mettere alle finestre con nastri isolanti per scongiurare qualsiasi infiltrazione di luce.
    • Essere sicuri di non essere disturbati per tre giorni. Avvisare parenti e amici più stretti in modo che non si preoccupino. Spegnere il cellulare e qualsiasi dispositivo elettronico per tutta la durata dell’esperienza. 
    • E’ possibile fare l’esperienza da soli o con altre persone. L’importante sarebbe rispettare il silenzio.

Cosa preparare

    • Preparare scorte di cibo e di acqua da bere durante la reclusione in modo da non avere bisogno  di vedere per cibarsi. Per i più volenterosi è possibile pensare anche a un digiuno. Personalmente lo sconsiglio per chi è alla prima esperienza perché già così è abbastanza provante.
    • Avere sempre a portata una benda o mascherina totalmente coprente in caso di necessità di esporsi a una luce. Per esempio se si apre il frigorifero o se si accende una fiamma del fornello, prima coprirsi gli occhi.
    • Avere tutto ciò che ci è necessario comodamente a portata di mano. Vestiti, coperte, cuscini, cibo e acqua. Al buio si perde l’orientamento a a volte anche solo trovare un oggetto può essere parecchio difficoltoso.

Cosa fare

    • Pensare a delle piccole attività che si vorrebbe svolgere al buio e preparare l’ambiente per svolgerle: ginnastica, yoga, meditazione… Proibite attività di distrazione come ascolto di musica, audiolibri, ecc.
    • Programmare precisamente date e orari di inizio e fine e mettere una sveglia per segnalare la fine dell’esercizio o chiedere a qualcuno di venire ad avvisarci. Quando si sta al buio per tanto tempo si perde il senso del tempo e del ritmo giorno notte. 
    • Possibilità di ritiro: nel caso si entrasse in crisi prima della fine dei tre giorni pensare a come uscirne. E’ sempre consigliabile uscire gradualmente dal buio. Quindi meglio all’alba o la sera.

L’inizio dei miei tre giorni al buio

Decisi di realizzare i miei tre giorni al buio a inizio febbraio, quando ancora le giornate erano molto brevi e la luce è scarsa. Questa esperienza è sicuramente più accettabile per il nostro organismo nei periodi di poca luce. Quindi meglio scegliere l’inverno per metterla in pratica.

Scelsi un fine settimana: sarei stato sigillato in casa da venerdi 6 fino a domenica 8 febbraio 2015. Giovedi sera, quindi, organizzai tutto e sigillai le finestre del mio appartamento. Avvisai i parenti e la mattina di venerdi, quando mi svegliai già immerso nel buio, spensi definitivamente il cellulare impostando la svegli che mi avrebbe avvisato lunedì mattina alle 6:00 la fine dell’esercizio.

In quelle prime ore ero molto emozionato e carico, stavo affrontando una prova totalmente nuova per me e questo mi riempiva di curiosità! In questa impronta ti racconto della mia esperienza, ma ci tengo a sottolineare che ogni esperienza è unica e ti invito a non farti influenzare dal mio vissuto se non per stimolare la tua curiosità.

I sogni lucidi: un piacevole effetto collaterale

Il primo effetto di questo esercizio sul mio organismo fu quello di farmi piombare in un sonno quasi continuo. Nonostante avessi dormito anche la notte, infatti, la mattina del venerdi mi trovai immerso in un sonno leggero ma quasi continuo. In questa condizione iniziai a fare sogni lucidi persistenti. 

La migliore condizione per stimolare sogni lucidi, infatti, è quella di riposare in un sonno superficiale, di quelli che si fanno la mattina prima di alzarsi. 

Il fatto di sapere che ero immerso nel buio mi aiutava a comprendere di essere in uno stato di sogno ogni volta che mi apparivano immagini con la luce. Rimasi a lungo in questa consapevolezza e sognai lucidamente per buona parte della mattina.

La fase intermedia: la noia

Dopo la prima fase di riposo e sogno mi ritrovai in quella che ho voluto definire come “fase intermedia”. 

Di questa fase che ebbe inizio nel pomeriggio di venerdi ricordo alcuni aspetti che potrei identificare nella gamma delle emozioni che vanno dalla noia alla preoccupazione:

    • La noia è l’elemento dominante di questa fase. Ci si sente riposati e lucidi, si ha voglia di fare qualcosa. Al buio tutto è più difficile, anche spostarsi nella stanza. Io feci degli esercizi fisici, ma mi limitai a praticare per breve tempo perché al buio mi trovai a disagio. 
    • Fui così facile preda della mia mente e dei miei pensieri. Nella fase intermedia mi iniziai a preoccupare della durata dell’esercizio. Ero solo al primo giorno e mi sembrava di avere di fronte un’eternità, un vuoto a cui non ero abituato.
    • Imparai subito che senza la luce si distingue la notte dal giorno grazie ai rumori. La notte di venerdi mi sembrò infinita visto che dormii pochissimo e rimasi a lungo semplicemente in quel vuoto-buio-silenzio.
    • Gradualmente i sensi alternativi alla vista si affinano: i rumori si fanno sempre più definiti e riconoscibili come gli odori. Iniziai a orientarmi e riconoscere le stanze di casa in base agli odori che percepivo.

L’incredibile sincronicità:il black-out energetico

Come spesso accade quando si mettono in atto delle prove spirituali o degli atti psicomagici, il 6 febbraio avvenne una sincronicità perfettamente correlata a quanto stavo vivendo. A seguito di una nevicata eccezionale in varie zone della provincia di Reggio Emilia, dove vivevo, avvenne un black-out energetico di due giorni. Io me ne resi conto perché nel buio del mio appartamento iniziai ad avere molto freddo: la caldaia era andata in blocco.

Così mi vestii con un piumino e mi coprii meglio sia a letto che nelle stanze in cui stavo. Compresi che si trattava di “una prova nella prova” e rimasi fermo nel permanere al buio. Il mondo esterno si era sincronizzato al mio black-out, tutto qui.

La svolta: verso la fine del secondo giorno di buio

Il secondo giorno mi parve interminabile, ma quando mi resi conto che stava facendo notte e i rumori si affievolivano, capii che ero a due terzi dell’impresa.

Ammetto di avere vissuto vari momenti di crisi, ma, come ho imparato andando in montagna, quando ti rendi conto che il grosso è fatto il percorso che rimane risulta più leggero.

Fu così che strinsi i denti e decisi che non avrei mollato qualsiasi cosa sarebbe successa l’ultimo giorno. Ero al buio e al freddo pungente da due giorni. La sensazione era quella di essere in una grotta in totale solitudine.

La fase finale: la più dura

Come accade in qualsiasi impresa impegnativa la fase finale è quella che mette maggiormente alla prova. Esattamente come in una maratona o in un lungo percorso in montagna ciò che da forza per affrontare l’ultima parte sono gli sforzi e i sacrifici fatti per arrivare fino a quel punto.

L’ultimo giorno entrai in uno stato di profonda negatività. A quel punto dalla mente calma affioravano pensieri e ricordi lontani, sepolti nell’inconscio. Molti di questi erano pensieri negativi e conflittuali. La sensazione era come se fosse in atto una sorta di purificazione della mia interiorità. Durante questa purificazione stava venendo a galla tutto lo sporco e il marcio nascosto. 

Al mio stato mentale agitato e preso da visioni negative si aggiunse il fenomeno dei “fosfeni” o lampi negli occhi. La retina dopo tre giorni di buio si era attivata facendomi vedere dei bagliori quasi continui. Un fastidio piuttosto pesante specie mentre cercavo di prendere sonno. Ormai il traguardo era in vista, mancavano poche ore e così era più la gioia al pensiero della fine di questa prova che lo sforzo per arrivarvi.

persona nel buio con una luce blu che l'avvolge.
Photo by Elliotm on unsplash

La fine dei tre giorni al buio: la resurrezione

Mi è impossibile rendere con le parole quello che provai lunedì mattina alle 6 quando aprii le finestre di casa. Di fronte a me vidi il paesaggio collinare imbiancato dalle abbondanti nevicate di quei giorni illuminarsi lentamente all’alba. Vidi le immagini e i colori come mai mi ricordavo di averli visti. Anche il profumo dell’aria era di una qualità nuova.

Di seguito provo a fare un elenco dei cambiamenti che percepii dopo il tre giorni al buio:

    • La vista era molto più acuta e le immagini più nitide. I colori più tersi e la luce più forte e in alcuni momenti fastidiosa
    • I sensi rimasero alterati per qualche giorno: l’olfatto più fine e il gusto dei cibi era cambiato. Sentivo molto di più l’amaro e in generale i gusti erano tutti più accentuati.
    • Il mio stato d’animo era alterato. Da un lato sentivo una grande tranquillità e soddisfazione. Dall’altra parte vivevo momenti di nervosismo. Credo che l’ideale sarebbe potere non tornare subito al lavoro e ai ritmi quotidiani, ma avere qualche giorno di “decompressione”.
    • La qualità del mio sonno nei giorni successivi migliorò notevolmente.

Tre giorni al buio: un’esperienza molto personale

Mi è molto difficile riuscire a descrivere altri cambiamenti e sensazioni vissute a seguito di questa esperienza. Da un lato perché andiamo su aspetti molto sottili e indefinibili, dall’altro perché vi sono anche alcuni aspetti molto personali.

Il mio consiglio è, come per tutte le esperienze, se questa ti incuriosisce falla. Puoi sempre decidere di fare un’esperienza parziale di un giorno o due. Oppure potresti iniziare i tre giorni lasciandoti la possibilità di interrompere prima della fine.

Non c’è bisogno di fare i kamikaze e imporsi prove troppo dure. Il mio consiglio è un approccio graduale ascoltando sé stessi per comprendere fino a che punto ci si sente pronti ad avventurarsi in questa prova. 

paesaggio collinare all'alba innevato. Alla fine dei miei tre giorni al buio vidi l'alba con la neve
Photo by Michael Niessl on unsplash

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Bibliografia consigliata:

copertina del libro: elogio del buio
Elogio del buio

Alla riscoperta della bellezza della notte in difesa dei ritmi naturali di tutti gli esseri viventi - Johan Eklof

copertina del libro: i tre giorni di buio

TRE GIORNI DI BUIO Le profezie sul futuro dell'umanità - Giuliano Falciani

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