Bambini dimenticati in auto: un triste fenomeno che si ripete ogni estate
Siamo all’inizio dell’estate e purtroppo è già arrivata puntuale la notizia di due bambini dimenticati in auto in questo mese di giugno in Italia.
Negli ultimi anni i casi sono stati tanti e alcuni di questi si sono conclusi in tragedia.
Con la legge n.117 del 1/10/18, in Italia è diventato obbligatorio avere un dispositivo anti abbandono se si trasportano in auto bambini di età inferiore ai 4 anni. Questa è stata la risposta del legislatore al triste fenomeno dell’abbandono da distrazione e da un punto di vista prettamente legato alla sicurezza sembrerebbe una mossa sensata.
In questa impronta vorrei spiegarti perché ritengo che non solo l’utilizzo eccessivo della tecnologia nell’ambito della sicurezza non sia utile, ma addirittura dannoso.
Come la tecnologia ci ha tolto abilità e possibilità di sopravvivenza autonoma
Anche se potrà sembrare una divagazione fuori tema vorrei focalizzare l’attenzione su un punto fondamentale: la tecnologia ci ha privato di abilità e capacità di sopravvivenza autonoma.
Di sicuro l’elettronica e i sistemi di comunicazione hanno portato alla nostra civiltà grandi comodità, possibilità e facilità di azione.
Oggi con i sistemi satellitari possiamo sapere la nostra posizione esatta in ogni angolo del pianeta, chiamare un soccorso e comunicare. Tutto questo fino a 30-40 anni fa era fantascienza.
I nostri antenati, di contro, sapevano viaggiare con una precisione che ha dell’incredibile usando il sole, le stelle, il sestante la bussola, una carta e un cronometro. Chi era stanziale imparò a vivere in scala 1:1 con la natura con pochissime mediazioni tecnologiche producendo il proprio cibo e sopravvivendo a guerre, epidemie, carestie.
Questo articolo non vuole essere un’invettiva contro il progresso tecnologico, è un dato di fatto di quanto esso abbia reso la nostra vita più facile e ci abbia donato infinite possibilità di strumenti e di sviluppo.
La mia riflessione di oggi si focalizza su un punto ben preciso: quanta capacità di cavarcela basandoci sulle nostre abilità abbiamo perso con l’avvento della tecnologia?
Due esempi personali
Voglio citare due esempi personali recenti.
Tempo fa dovevo trovarmi con un amico per un’escursione in montagna così gli mandai il punto gps del luogo in cui ci saremmo trovati. Giunto sul posto il mio amico non solo non c’era ma non arrivò mai. Il suo telefono risultava spento o non raggiungibile. Passai una mezza giornata in crisi non sapendo dove fosse il mio amico e come poterlo trovare. Alla fine scoprii che era andato in un posto sbagliato in cui il telefono non prendeva. Per fortuna ci ritrovammo a fine giornata.
Un secondo esempio, svoltosi sempre in montagna, si basa sulla capacità di orientamento. Personalmente, per orientarmi, ho sempre preferito utilizzare bussola, orologio cartina e sole di giorno e le stelle di notte.
Un amico con cui ero solito andare in montagna anni fa comprò un orologio con la bussola e navigatore satellitare.
Appena partiti per il nostro itinerario, a mezzogiorno con pieno sole il mio amico scambiò il nord per il sud. Questo perché non aveva a ancora capito come leggere la bussola dell’orologio. Quello che mi sconvolse fu che il mio amico è un esperto escursionista, semplicemente aveva rinunciato a utilizzare i metodi “tradizionali” come la posizione del sole a mezzogiorno, per affidarsi a uno strumento elettronico.
A questi esempi si potrebbero aggiungere tutte le persone che si perdono usando i navigatori satellitari, o chi va in crisi perché un cellulare si scarica. La maggior parte delle persone probabilmente ormai non è più neanche in grado di utilizzare una cartina stradale o topografica.
Affidare la vita a un apparecchio elettronico
Quanto scritto finora voleva solo portare a comprendere quanto sia aleatorio e poco affidabile dipendere totalmente da apparecchi tecnologici. Trasponendo i ragionamenti fatti al problema dei bambini dimenticati in auto, possiamo riflettere quanto possa essere rischioso diminuire la propria attenzione e il proprio stato di presenza dando fiducia a un apparecchio che come tutti potrebbe rompersi, scaricarsi o essere utilizzato male. Ma c’è molto di più.
Cosa porta al fenomeno dei bambini dimenticati in auto?
Il nucleo di questa impronta, in realtà, riguarda il nostro ritmo di vita e la nostra meccanicità. Sì, perché dovrebbe essere evidente che il fatto di dimenticarsi i propri figli chiusi in auto è un indicatore piuttosto grave dello stato di alienazione e meccanicità verso cui la nostra società sta andando.
La vita della maggioranza delle persone sta accelerando sempre più vertiginosamente verso il nulla. Si corre per lavorare, per divertirsi, per distrarsi, a volte anche per noia.
Si corre continuamente perdendo la capacità di essere presenti, meditativi, rilassati, in una parola di VIVERE!
Viviamo la vita giorno dopo giorno addormentati e meccanici nelle nostre compulsioni. Poi ogni tanto accade qualcosa, uno shock molto forte che ci sveglia, almeno per un attimo se ce lo concediamo.
“Può un uomo smettere di essere una macchina?”
Ouspensky
“Ah! È proprio questo il problema! (..) Sì, è possibile smettere di essere una macchina ma, per questo, è necessario prima di tutto conoscere la macchina. Una macchina, una vera macchina, non conosce se stessa e non può conoscersi. Quando una macchina conosce se stessa, da quell’istante ha cessato di essere una macchina; per lo meno non è più la stessa macchina di prima. Comincia già ad essere responsabile delle proprie azioni.”
Gurdjeff
I congegni anti abbandono peggiorano la nostra meccanicità
Da questo punto di vista, quindi, i congegni anti abbandono affrontano il problema dei bambini dimenticati in auto aggiungendo meccanicità alla meccanicità. L’uomo robot, così, distratto da mille cose, potrà reagire a un nuovo allarme meccanico. Egli potrà considerare “normale” dimenticarsi il figlio in auto e sentirsi più sicuro grazie a un congegno che gli ricorda di avere un figlio. Salvo il giorno in cui questo congegno non funzionerà e potrà incolparlo della morte del proprio figlio.
Qualsiasi congegno che ci aiuti a portare avanti la folle corsa che stiamo vivendo non fa altro che peggiorare la nostra condizione umana.
Bambini dimenticati in auto: una riflessione finale, cosa fare?
Forse ti stai rendendo conto che la tua vita ha sempre più un ritmo insostenibile e che hai almeno uno di questi sintomi:
- stress e ansia
- difficoltà a dormire in modo naturale
- gravi problemi caratteriali e di relazione
- amnesie, mancanza di presenza, vuoti di memoria
- difficoltà a gestire il tempo
- somatizzazioni come contratture, acidità di stomaco, mal di testa, tremore delle palpebre
- senso di vittimismo e lamentala continua
- distacco emotivo, incapacità di empatia anche nei confronti dei propri cari
- …
Ognuno di questi sintomi potrebbe significare che ti stai lasciando prendere a trasportare da un ritmo eccessivamente frenetico. Questo è considerato “normale” perché la maggior parte delle persone si lascia prendere e portare da questo flusso, ma sappi che non vi è nulla di normale o umano in tutto questo.
Immagina di essere su un’auto e di guidare ad alta velocità. A un certo punto noti che l’auto si comporta stranamente, ti sembra di perderne il controllo, che fai?
La cosa più normale è quella di rallentare immediatamente e fermarsi prima possibile.
Bene, ora, se lo faresti con un’auto perché mai non dovresti farlo con la tua vita?
Se noti che la di essere sempre meno presente nella tua vita prima di tutto fermati, respira profondamente e prenditi una bella pausa per osservarti.
Il mondo non crollerà, nessuno perirà a casa del tuo rallentare e tu avrai una possibilità di riprendere in mano la tua vita.
Invece di portare tuo figlio freneticamente da un posto all’altro come un pacchetto oggi prova a fermarti e stai insieme a lui.
Bibliografia consigliata:
Risvegliare la macchina biologica umana
Per utilizzarla come strumento magico - Salvatore Brizzi
Il non agire
La filosofia cinese di Wu Wei - Margherita Sportelli