LA PRESENZA

    1. Introduzione
    2. La presenza nelle tradizioni spirituali
    3. Lo stato di non presenza
    4. Vivere scintille di presenza
    5. I primi esercizi di presenza, il ricordo di sé
    6. Volontà, gradualità, ricordo

“Non subite il vostro esistere. Restate svegli più che potete. Vendicatevi di essere nati.”

Salvatore Brizzi

Introduzione

La Presenza, comprensiva di ricordo di sé e dell’autosservazione, è lo strumento, l’arma fondamentale e imprescindibile per chi ha intenzione di svolgere un lavoro interiore “verticale” su di sé.

Essa è per il ricercatore spirituale, un’arma sacra esattamente come la è per il guerriero samurai la sua spada, la katana.

Questo strumento, o arma, è di vitale importanza per il “guerriero spirituale” al punto che ogni altro mezzo diventa secondario, addirittura sacrificabile rispetto ad essa. 

uomo appoggia una spada sulle spalle in un campo di grano rimanendo in presenza
photo by Vadim Mityushin on unsplash

Impara a rimanere presente e pratica la presenza, non avrai bisogno di altro.

La presenza nelle tradizioni spirituali

“Un metodo correggerà tutto ciò che è sbagliato…Che cos’è questo metodo? Io la chiamo meditazione, Atisha la chiama attenzione, Buddha la chiama consapevolezza. Queste sono parole diverse per la stessa qualità – la qualità di essere attento, vigile, sveglio…

Osho

    • I sufi chiamano la consapevolezza Zikr, rimembranza
    • Buddha l’ha chiamata giusta coscienza: sammasati 
    • Mahavira (jainismo) l’ha chiamata vivek
    • George Gurdjieff l’ha chiamata ricordarsi di sé
    • Kabīr, uno dei poeti mistici medievali più celebri dell’India, l’ha chiamata surati
    • nel cristianesimo la presenza è indicata nella preghiera che include la dimensione del cuore
    • Nell’ebraismo esiste un’antichissima tradizione di meditazione che ha come finalità la consapevolezza e la presenza mentale

Di presenza, consapevolezza e attenzione ne parlano tutti i grandi maestri e le tradizioni sapienziali. 

Sappiamo cosa sia in termini pratici la presenza? Di che si tratta? 

Siamo in grado di praticarla oggi immersi nella società delle “distrazioni”?

uomo siede in presenza in montagna meditando
Photo by Ian Stauffer on unsplash

LO STATO DI NON PRESENZA

Perdersi nella mente

Prima ancora di definire cosa sia la presenza è molto più semplice dire cosa sia il suo opposto: la non presenza. Questo è lo stato in cui versa costantemente la maggior parte delle persone oggi su questo pianeta.

Essere in una condizione di non presenza significa perdersi costantemente in una catena di pensieri caotici che si alternano nella nostra testa in modo tendenzialmente “casuale” in attesa di uno stimolo esterno che li interrompa. Il mormorio mentale domina quasi totalmente le nostre giornate e può portare a spirali di negatività, giudizio, analisi infinite, stati di malessere.

GLI STIMOLI ESTERNI

Questi “pensieri parassiti” vengono interrotti o alimentati costantemente da stimoli esterni. 

Viviamo infatti in mondo saturo di comunicazione compulsiva che richiama costantemente la nostra attenzione all’esterno distraendoci: basta pensare a come utilizziamo gli strumenti informatici, i telefoni e i social.  

La condizione di assenza è quindi uno stato passivo in cui si agisce prevalentemente in reazione a sollecitazioni esterne, e ci si trova in balia dei propri pensieri, emozioni e stimoli fisici. Si vive in una condizione permanente di patimento della realtà di cui ci si lamenta. In questa modalità si subiscono picchi emotivi incontrollabili che dominano la personalità.

uomo guarda il cellulare in riva al mare in uno stato di non presenza
photo by Todd Trapani on unsplash

Altri punti dello stato di non presenza sono: 

    • accadono facilmente gravi incidenti per distrazione e superficialità
    • non si pone attenzione verso le altre persone
    • non si è in grado di ascoltare
    • si pensa principalmente a soddisfare e mettere a tacere i bisogni della propria “macchina biologica”, quindi a non sentire.

IL RAPPORTO COL TEMPO

Una persona assente non è mai attenta a ciò che fa nel presente, è sempre proiettata con la mente nel passato o nel futuro, insegue costantemente il tempo e, come nel paradosso di Achille e la tartaruga, non potrà mai raggiungerlo.

Essa subisce totalmente il tempo avendo la sensazione che la propria vita scivoli troppo in fretta

clessidra nella sabbia indica il rapporto col tempo nello stato di non presenza
photo by Aron Visuals on unsplash

 

Il tempo è disattenzione. Capito? Il tempo è disattenzione. Quando si è completamente attenti, non c’è tempo.

Jiddu Krishnamurti

In questo stato si passano le giornate a rincorrere le “cose da fare”  in uno stato di costante alienazione rimandando metodicamente la priorità di dedicare attenzione al proprio sé.

I SENSI, LA PERCEZIONE E LA RESPIRAZIONE

I sensi lavorano superficialmente e i loro stimoli vengono avvertiti in modo distratto, può capitare quindi di non vedere, sentire, gustare, percepire in generale tanti aspetti della realtà in cui siamo immersi. 

Nella “non presenza” la respirazione è contratta superficiale, spesso accelerata. Questo stato è terreno fertile di tic, nevrosi, dipendenze, comunicazione vuota, prolissa e ripetitiva. 

In definitiva lo stato di assenza rende l’uomo uguale a un robot che agisce solo in reazione a stimoli esterni in base alla propria programmazione. Una macchina inconsapevole e priva di autocoscienza.

VIVERE SCINTILLE DI PRESENZA

Se solamente ci entri dentro, l’esperienza stessa dello spazio interiore esplode facendoti ricordare e riconoscere il tuo essere un buddha. Non è una filosofia, è un’esperienza esistenziale.”

Osho

 

gatto attento e presente
photo by Maria Teneva on unsplash

La domanda che sorge spontanea a questo punto è: come faccio a sapere se sono presente, se sono sveglio? E come faccio a capire quando sono assente?

Un primo test consiste nel verificare se nella mia vita sono presenti i “sintomi” citati nel paragrafo precedente e in quali ambiti.

Per fare un esempio un luogo in cui si tende più facilmente ad essere assenti è il posto di lavoro in quanto spesso lo si percepisce come un dovere a cui siamo costretti per sopravvivere, la non presenza diventa quindi un modo per non sentire il disagio che ne consegue. Lo stesso vale quando viviamo relazioni e situazioni che ci provocano frustrazione.

Presenza mentale significa essere nel presente, essere spontaneo, essere a disposizione di qualsiasi cosa stia succedendo in questo momento. Essere a disposizione qui ed ora è presenza mentale.

Osho

La buona notizia è che è possibile intraprendere la strada della presenza e di conseguenza verificare anche quanto si è fuori da questa via. Lo strumento per accedere a momenti di presenza consiste in esercizi, dai più semplici e intuitivi, ai più complessi tramandati dalle scuole esoteriche. 

La notizia ancora migliore è che per lavorare su di sé e sulla propria presenza non è necessario fare corsi, viaggi, trovare maestri, alterare la propria coscienza, creare il momento adatto, ecc. 

Lo stato di presenza è sempre accessibile e disponibile, esattamente come lo è qui e in questo momento!

I PRIMI ESERCIZI DI PRESENZA, IL RICORDO DI SE’

statuetta di Buddha su una foglia mima uno stato di presenza e meditazione
photo by Samuel Austin on unsplash
    • La prima porta di accesso alla presenza risiede nella domanda: sono presente in questo momento? Nell’istante in cui me lo chiedo mi sto ricordando di me, ho creato un istante di consapevolezza.
    • Bene, ora che ti sei posto la domanda un semplicissimo esercizio può essere quello di chiudere gli occhi, portare l’attenzione all’interno del tuo corpo e fare un profondo e lento respiro consapevole pronunciando o pensando le parole: io sono.
    • Un terzo esercizio molto efficace nel destare la coscienza è chiamare sé stessi per nome a voce alta o, se non possibile, sussurrando e rispondere: presente!

Questi primi tre esercizi sono utilissimi per creare un momento di presenza in gradi di generare una discontinuità nello stato di assenza in cui generalmente si versa durante la giornata.

Potresti sperimentarne uno quando ti rendi conto di essere assente, oppure impostare una sveglia, ad esempio ogni ora, che ti ricordi di prenderti un momento di presenza . Esistono tante “mindfullness” App in rete con suonerie “zen” per questo utilizzo. 

ESERCIZI DI PERCEZIONE

Un secondo tipo di esercizi sono basati sull’attenzione e sulla percezione. Una tecnica utilissima e per niente semplice è quella di mangiare lentamente e consapevolmente, rimanendo presenti mentalmente e concentrandosi sulle sensazioni sensoriali che scaturiscono dall’esperienza. 

Altri esercizi di questo tipo si basano sull’attenta e focalizzata interazione sensoriale con oggetti.  

IL RESPIRO CONSAPEVOLE

Un esercizio che ha come finalità quello di creare uno stato di presenza dilatato all’interno della giornata, è basato sul respiro consapevole, questo è infatti il modo più semplice per accedere alla propria interiorità. 

Inizia a respirare portando attenzione alla qualità del tuo respiro. Prima di tutto osserva dove si colloca la tua respirazione: nella pancia, nel petto, nelle spalle, nella schiena. In un secondo momento segui il movimento dell’aria fresca che entra nei polmoni e dell’aria calda che esce dalle tue narici. Già questa semplice osservazione è in grado di portare l’attenzione al tuo interno, migliorare la qualità del tuo respiro e calmare la mente. Ora puoi rimanere in questa attenzione focalizzata sul respiro lasciandolo gradualmente espandere e prendere sempre più spazio dentro di te. Per fare questo cerca di rilassare il diaframma (la pancia) le spalle e il collo. In questo modo il respiro aumenterà la sua profondità e divenendo sempre più calmo insieme alla mente.

“Rimani consapevole del tuo respiro più spesso che puoi, ogni volta che te ne ricordi. Fai questo per un anno e ciò produrrà una trasformazione più potente che non la partecipazione a tutti questi corsi. E non costa niente”

Eckart Tolle

VOLONTA’, GRADUALITA’, RICORDO

Come avrai intuito lo stato di presenza non è una condizione difficile o complicata riservato a pochi eletti da raggiungere attraverso chissà quali percorsi esoterici. In realtà si tratta della condizione più “normale” e naturale dell’uomo, uno stato di consapevole attenzione a sé stessi e a ciò che ci circonda priva di distrazioni. In ogni istante possiamo ricordarci di farne esperienza.

VOLONTà

Ciò che può rendere possibile accedere a uno stato via via più prolungato di presenza è prima di tutto la rinnovata volontà di “sforzarsi” in questa direzione con gradualità e perseveranza.

uomo corre e si allena con gradualità come per allenare gli stati di presenza
photo by Jenny Hill on unsplash

GRADUALITà

La gradualità è infatti l’altro elemento fondamentale per rendere possibile un durevole percorso nella presenza. Esattamente come nella pratica dello sport senza un piano di allenamento graduale o ci faremo male o smetteremo perché l’attività sarà percepita troppo stressante.  

Allo stesso modo per raggiungere uno stato prolungato di presenza è prima di tutto necessario iniziare a creare delle scintille di consapevolezza, dei picchi verticali inizialmente brevi e via via più frequenti e prolungati all’interno del piano orizzontale dormiente della nostra quotidianità.  

RICORDO

Il terzo elemento fondamentale del lavoro su di sé è il ricordo della pratica e dell’allenamento.

Il paradosso, la sfida è ricordarsi di ricordarsi di sé! Trattandosi infatti di una pratica interiore che va contro abitudini e consuetudini, è piuttosto facile perdersi per distrazione e mancanza di ricordo di praticare.

Per queste ragioni il lavoro su di sé, per risultare efficace, non può essere relegato nel tempo libero o in coda a tutti gli altri impegni, ma dovrebbe essere alimentato da un rinnovato e costante intento, un fuoco interiore in gradi di renderlo il centro di tutta la nostra esistenza, un motivo di vita.

LA PRESENZA è UNA PRATICA “VERTICALE”, FUORI DAL TEMPO  

Non abbiamo scuse: per lavorare su di noi non serve avere più tempo né lo stile di vita di un monaco tibetano, il lavoro interiore può permeare e bagnare ogni nostra attività.

Questo significa che possiamo fare esattamente ciò che già facciamo con una qualità completamente diversa, aggiungendo la nostra consapevolezza.  

Si tratta di muoversi in verticale, verso il nostro interno, non è necessario modificare nulla sul piano orizzontale all’esterno.

Sarà gradualmente proprio la nostra presenza a trasformare  la nostra vita. 

Inizia ora: qualsiasi cosa tu stia facendo, falla con totale consapevolezza, vigile, con attenzione, è tutto qui!

Bibliografia consigliata

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Metodi, esercizi, testi e stratagemmi per ritrovare l'armonia dentro di se - Osho

libro di Tolle sulla presenza: il potere di adesso
Come mettere in pratica il potere di adesso

Gli insegnamenti, le meditazioni e gli esercizi di "Il potere di adesso" - Eckart Tolle

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Con gli esercizi delle antiche scuole esoteriche - Salvatore Brizzi

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La magia come via di liberazione - Salvatore Brizzi

il miracolo della presensa mentale

Un manuale di meditazione - Thich Nhat Hanh

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