Viviamo in un videogioco? Tre film per riflettere

Viviamo in un videogioco? Che follia!

Anni fa, quando lessi per la prima volta che secondo una teoria la nostra realtà potrebbe essere una simulazione al computer non ci rimasi per niente bene. “Viviamo in un videogioco? Che assurdità è mai questa?” fu il mio primo pensiero.

Poi, negli anni, mi resi conto che questa ipotesi così bizzarra e inaccettabile per la nostra mente non si discosta molto da ciò che dicono tradizioni sapienziali, religioni ed esoterismo. Inoltre questa teoria, indipendentemente dal fatto che possa essere vera, trova molte corrispondenze nella nostra realtà.

Per potere riflettere sul paradosso di vivere in un videogioco o una simulazione virtuale, è necessario analizzare le caratteristiche della nostra realtà e confrontarle con quelle di un videogame.

Se questa ipotesi ti incuriosisce oggi ti accompagno in qualche riflessione provocatoria su questo tema parlandoti principalmente di tre film sull’argomento. 

Spoiler alert!

Attenzione, nel caso non avessi ancora visto questi film parlerò anche del finale.

un pc portatile semi chiuso: questo è il nostro universo se viviamo in un videogioco
Photo by tianyi ma on unsplash

L’isola dell’inganno: viviamo in un videogioco con un obiettivo

Il primo di questi tre film che ci mostrano la possibile vita in un videogioco non è particolarmente famoso. Voglio parlarne perché mi ha colpito per un motivo particolare: il perseguimento di un obiettivo.

Trama:

In questo film un uomo reduce della guerra in Iraq, vive su un’isola ossessionato dal voler catturare un grosso pesce. Le sue giornate sono scandite in modo molto simile da questa sua attività.

Un giorno arriva sull’isola l’ex moglie con cui ha avuto un figlio. La donna gli chiede di aiutarla a uccidere il suo attuale marito, persona violenta sia con lei che con il figlio.

In quel momento l’obiettivo dell’uomo si trasforma e diventa uccidere il marito della sua ex alla fine riuscendoci.

Sul finire del film, però, si comprende che in realtà l’uomo si trova all’interno di un videogioco creato dal figlio e che lui è morto in guerra. Nella realtà è il figlio a uccidere il marito della madre dopo l’ennesima violenza.

Quali sono gli obiettivi del tuo videogioco?

Questo primo film porta a riflettere sugli obiettivi che ci poniamo nella vita, spesso compulsivi. Spesso ci lasciamo trascinare da intenti e traguardi senza avere chiaramente presente perché li abbiamo scelti.

Ogni fine che guida la nostra vita la influenza radicalmente spesso lasciando poco spazio ad altro.

Non c’è nulla di male nel porsi dei traguardi, anzi. Il punto è avere la capacità di fermarsi, osservarsi e riflettere sul perché un determinato obiettivo guida la nostra vita e magari farsi alcune domande:

    • Quanto è importante e totalizzante questo obiettivo nella mia vita?
    • Perché ho scelto questo traguardo?
    • Questo fine è mio o l’ho ereditato? (leggi l’articolo sull’irretimento) 
    • Quanto mi condiziona la vita questo obiettivo in termini di sacrifici e di sofferenza? Sono coscientemente consapevole di questo prezzo e sono disposto ad accettarlo di buon grado?
    • Chi sarei io senza questa finalità nella vita? Mi identifico con il mio obiettivo?
uomo pesca su una barca di spalle: il film l'isola dell'inganno mostra com'è vivere in un videogioco
Scena dal film "l'isola dell'inganno"

Nirvana: il risveglio alla realtà

Nel film Nirvana di Gabriele Salvatores il tema è quello del “risveglio” e della difficoltà del rimanere nel gioco. Il protagonista del film è, infatti, un personaggio di un videogame che, a causa di un virus, prende coscienza di sé. Il personaggio si “risveglia” nel gioco e diviene consapevole di vivere un loop infinito in cui continua a morire e ricominciare il gioco.

Ormai sfinito riesce a comunicare con il suo creatore e chiedergli di cancellarlo. Il programmatore, quindi, affronterà varie avventure per riuscire, grazie all’aiuto di due hacker, a cancellarlo.

Il finale del film lascia il dubbio sul fatto che anche la realtà del programmatore sia fittizia e che anche lui possa essere un personaggio di un videogioco.

Questa ultima ipotesi lascerebbe intravedere uno schema frattale in cui il creatore o programmatore è a sua volta stato creato da un livello superiore.

Il tema centrale del film è quello dello svegliarsi alla realtà con tutte le sue conseguenze.

In questo caso la realtà è vista come una prigione che sottopone i suoi prigionieri a una continua ripetizione e a regole molto precise.

Questo film porta alla riflessione su alcuni interessanti concetti:

    • Ognuno di noi può essere sia creatura che creatore. In effetti è ciò che possiamo sentire e sperimentare: nello stesso modo in cui sentiamo di essere stati creati possiamo fare l’esperienza di creare e realizzare: idee, mondi, prodotti, progetti e anche personaggi virtuali.
    • Cosa accade se ci fermiamo e guardiamo la nostra vita nei suoi schemi e ripetizioni? Se usciamo dal loop della quotidianità per porci le domande fondamentali: chi siamo, perché esistiamo… cosa accade? Possiamo rompere la ciclicità frutto dell’inconsapevolezza?
    • Una volta consapevoli di essere in una realtà “virtuale” o comunque soggiogante esistono alternative al cancellarsi per rimanere nel gioco da “svegli”?
locandina del film "Nirvana": nel film il protagonista di un videogioco acquisisce coscienza
Locandina del film "Nirvana"

Matrix: il risveglio è una grazia ma anche una scelta

Sicuramente la saga più popolare in assoluto che parla di un mondo virtuale è Matrix. In realtà lo stesso anno in cui uscì il primo film di Matrix (1999) uscirono altri due film con temi simili: “il tredicesimo piano” e “eXistenZ”, evidentemente la fine del millennio era il momento buono per portare alla coscienza collettiva queste informazioni.

In matrix il genere umano è stato soggiogato dall’intelligenza artificiale per farne una fonte di energia. Per far questo sono state create fattorie di umani che dormono e i quali sognano la propria esistenza nel mondo che conosciamo.

Solo pochi umani pronti vengono “scollegati”, ma solo dopo la loro scelta di accettare il risveglio. (pillola rossa e pillola blu) In questo modo é rispettato il loro libero arbitrio.

Matrix non è un film, ma un documentario sulla nostra realtà

In questa saga sono veramente tanti gli spunti di riflessione, provo a elencare quelli che per me più rilevanti:

    • La condizione di sonno è quella più comune per la maggior parte dell’umanità
    • Non tutti sono pronti al risveglio, solo pochi possono essere scollegati. 
    • Chi è pronto al risveglio percepisce da sempre qualcosa di strano nella realtà, qualcosa che non torna. Ciò però gli risulta incomprensibile rimanendo all’interno di Matrix.
    • Il risveglio richiede una scelta (atto di volontà) e uno sforzo
    • Risvegliarsi non significa trovarsi in un paradiso, anzi è il contrario. Il mondo per gli scollegati è disagevole ed essi si trovano a combattere per la loro sopravvivenza e per svegliare altri individui.
    • Uscire da Matrix è difficile perché essa è confortevole e studiata per creare dipendenza. I problemi e i conflitti in Matrix esistono perché l’umanità ne sente il bisogno.
    • Ci sono entità, che hanno tutto l’interesse di mantenerci addormentati perché si nutrono grazie a noi.
    • L’unica forza che può vincere contro la Matrix è l’amore 
una pillola rossa e una blu
Pillola rossa o pillola blu? Il simbolo della scelta di sapere

Dalla filosofia alla fisica: viviamo in un videogioco?

I film elencati sopra, per quanto destabilizzanti e provocatori, in realtà riprendono immagini e idee vecchie di millenni. 

Basti pensare a Platone e il mito della caverna, a Cartesio e il suo “demone malvagio” che ci illude sulla realtà o, ancora, al velo illusorio di Maya di Schopenhauer.

“La vita è un’illusione, un sogno, una bolla di schiuma… nulla è permanente nulla è degno di rabbia o disputa…nulla”.

Buddha

Al giorno d’oggi alcune delle grandi domande della filosofia e della religione sono passate alla fisica. 

Scienziati come il fisico nucleare Zohreh Davoudi, filosofi come David Chalmers, informatici come Rizwan Virk, senza tralasciare il nostro professore Corrado Malanga sono convinti che l’ipotesi di vivere in una immensa simulazione o gioco sia una delle più probabili per spiegare la nostra realtà. 

Dimostrarlo sembra un’impresa pressoché impossibile ma gli indizi, come ormai hai visto, sono molti.

Dal punto di vista della fisica e della matematica il fatto di vivere in un universo non locale, governato dai numeri e strutturato come un ologramma, lascia aperta questa ipotesi.

Dualità: la prima regola di vita nel nostro videogioco

Un altro fondamentale indizio è il fatto che la nostra realtà sia basata sulla dualità. Tutto nell’universo è duale e si sviluppa sul confronto, relazione, scontro fra due enti. Ciò accade nelle scelte, nelle relazioni, nelle reazioni chimiche, fra operatori matematici, nella natura. Tutto ciò di cui facciamo esperienza si basa sulla scelta fra due opposti: bene e male, freddo caldo, luce buio, destra sinistra, sopra sotto, yin e yang, maschile e femminile, e via dicendo. Tutto l’universo rappresenta l’armonia danzante degli opposti, rappresentata simbolicamente nel TAO. 

rappresentazione del TAO

Se viviamo in un videogioco qual è il nostro ruolo?

Se fosse vero che viviamo in un videogioco, due sarebbero le cose fondamentali che dovremmo conoscere:

    • le regole del gioco
    • il nostro ruolo

Ognuno di noi ha qualità uniche e importanti per l’esistenza. Chi è su un percorso di autoconsapevolezza sa quanto sia importante scoprire i propri talenti e metterli al servizio del mondo. Un po’ come un  personaggio di un videogioco può mettersi al servizio della simulazione per far sviluppare e concludere la storia. 

Partendo dal presupposto che viviamo, come detto nel paragrafo precedente, in una struttura puramente duale, l’obiettivo potrebbe essere fare esperienza della dualità.

Attraverso l’esperienza della dualità conoscere sé stessi in questo gioco infinito di specchi in cui possiamo riconoscerci.

codice sorgente di un videogioco
Photo by markus spiske on unsplash

La struttura di un videogioco

Proviamo a prendere come modello un videogioco e analizziamone le caratteristiche.

Ad esempio “Prince of Persia”, un grande classico, rappresenta un principe che attraverso molte prove e sfide deve arrivare a liberare la sua principessa.

Il principe esiste perché deve salvare la principessa.

All’inizio del gioco il principe è molto lontano dall’obiettivo e dovrà vincere molte prove salendo di livello. Ogni avversario e ogni prova gli permetterà di migliorare le sue capacità e capire da che parte andare.

A un certo punto il principe incontrerà il suo “alter ego ombra” il quale sarà il suo avversario più forte. Per vincerlo non dovrà ucciderlo ma fondersi con lui. Ricorda qualcosa?

Il principe continuerà a morire finché non comprenderà come salire al livello successivo. Più il principe si avvicina all’ultimo livello più la sfida diventa difficile, ma anche le sue capacità lo sono e lo scenario diventa sempre più regale.    

Tutto il mondo del videogioco e ciò che lo popola esiste perché il principe arrivi a compiere il salvataggio della principessa. Questo indipendentemente dal tempo che egli ci impiegherà.

Tu sei il protagonista del gioco

Ora immagina di essere al posto del principe e di essere così immedesimato nel gioco e nella storia da credere che sia tutto reale. Quello è il tuo mondo e la tua missione, non esiste altro.                                                                                                                

Da questo punto di vista ogni esperienza, ogni sfida, ogni combattimento sarà fonte di ansia e di dolore. 

La teoria di vivere in un videogioco ci direbbe, quindi, di non cadere emotivamente nella storia. Essa ci dice che, in fondo, nulla è reale come sembra e tutto esiste perché noi possiamo compiere la nostra missione, crescere, imparare e arrivare al nostro obiettivo.                                                                        

In fondo possiamo prendere il lato positivo di questa teoria, il quale non si discosta da tanti altri insegnamenti quali:

    • Vivi nell’istante presenteaccogli le sue sfide e impegnati al massimo
    • Non abbatterti se fallisci, ogni fallimento è una crescita
    • Osserva te stesso e ciò che ti circonda con curiosità, impara le regole della realtà e servitene 
    • Ogni sfida che ricevi è alla tua portata e fa parte del tuo “livello”
    • Sii presente a te stesso e chiediti chi sei e che ruolo ha il tuo personaggio in questo gioco
    • Ricorda che tu sei il tuo nemico più potente. Per vincere te stesso devi accettarti e integrare ogni parte di te, anche la tua ombra
    • La vita è un gioco, per quanto serio sia non perdere la leggerezza e la creatività del gioco

Se vuoi, prova a confrontare questo approccio con l’articolo “L’approccio verticale con la vita”.

Buon divertimento!

“Il tuo compito è scoprire quale è il tuo compito e dedicartici con tutto il cuore”

Buddha

statuetta di Mario Bros il protagonista di un famoso videogioco
Photo by mika baumeister on Unsplash

Bibliografia consigliata:

copertina del libro: Più realtà
Più realtà

I mondi virtuali e i problemi della filosofia

copertina del libro: un mondo virtuale
Un mondo virtuale

I guardiani le tempo - Ordine del Drago

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