Alzheimer e Costellazioni Familiari

    1. Alzheimer: cancellare i ricordi di una vita
    2. Rimuovere i ricordi dolorosi per continuare a vivere
    3. Prevenire e contenere l’Alzheimer è possibile?
    4. “Mia madre ha l’Alzheimer”
    5. Gli effetti familiari dell’Alzheimer
Foto di copertina:Immagine di katemangostar su Freepik

Alzheimer: cancellare i ricordi di una vita

L’Alzheimer è una malattia tristemente nota degli ultimi decenni. Nella nostra società, infatti, insieme al prolungamento dell’aspettativa di vita, si sono diffusi sintomi e malattie legati alla terza età, alcuni dei quali hanno preso dimensioni epidemiologiche importanti.

Di certo l’Alzheimer è uno di questi. 

Questa malattia degenerativa del cervello ha come sintomo principale quello della perdita di memoria a breve e medio termine. Progressivamente la cancellazione dei ricordi diventa sempre più estesa e può arrivare fino all’età giovanile. L’anziano può così trovarsi a vivere nelle immagini della propria infanzia e identificare le persone attorno a lui come quelle che aveva allora, non riconoscendole. 

Questa impronta vuole offrire un punto di vista su questa malattia dal punto di vista psico-sistemico e di una risposta biologica sensata dell’organismo.

Per fare questo parlerò di ciò che ho potuto studiare e osservare nell’ambito delle costellazioni familiari.

Per questi motivi se desideri proseguire nella lettura ti consiglio di mettere un attimo da parte tutti i pregiudizi e ogni visione vittimistica o drammatica di questa malattia per poterti aprire a una possibile nuova visione.

donna anziana con gli occhi chiusi: l'Alzheimer corrisponde alla cancellazione dei ricordi
Photo by Daniel Franco on unsplash

Rimuovere i ricordi dolorosi per continuare a vivere

Alla base dell’Alzheimer e della sua insorgenza sembra vi possano essere vari meccanismi. Alcuni di questi parlano di “ereditarietà”, in questo è possibile intravedere dal punto di vista sistemico, il meccanismo dell’irretimento che ho spiegato a questo link.

Vi è, però, un meccanismo di difesa psicologica piuttosto evidente che ho potuto osservare durante varie sedute di costellazioni familiari. Mi è capitato piuttosto frequentemente di avere come clienti figli di persone anziane affette da Alzheimer o decadenza cognitiva altrimenti detta “demenza senile”.

In tutti i casi osservati ho riscontrato il meccanismo di cui vado a parlare e che ho potuto studiare anche in ambito bibliografico.

Una drammatica separazione

Le persone affette da Alzheimer e perdita di memoria hanno in genere subito durante la loro vita una separazione molto dolorosa. Questa separazione può essere una morte prematura, un abbandono nell’ambito della relazione o qualsiasi altra perdita in grado di generare una grave sofferenza psicologica.

In questi casi la risposta biologica sensata del cervello è:

“dimentico per sopravvivere”

E’ possibile quindi identificare alla base di questa malattia l’incapacità di accettare una perdita e allo stesso tempo l’impossibilità di convivere col ricordo della stessa.

Se, a quanto pare, è vero che chi è malato di Alzheimer ha subìto una grave perdita o dolore, non è altrettanto vero il contrario. Chi, infatti, ha subito una grave perdita o un grande dolore nella vita può reagire in modi diversi in base alla propria predisposizione e alla propria volontà, non necessariamente perdendo la memoria.

Vi sono, infatti, altri due modi possibili, alternativi al dimenticare, per rispondere a un grande dolore o perdita e questi sono riassunti nelle frasi:

    • “Io ti seguo”: in questo caso in genere una persona entro due anni dalla perdita muore per malattia, per incidente o suicidio
    • “Io rimango qui, ancora per un po’”: in questo caso la persona guarda alla vita e ciò che ancora si sente chiamato a compiere ancora in questa dimensione.
Uomo anziano con sguardo perso. L'Alzheimer fa perdere i riferimenti
Photo by yerling villalobos on unsplash

Prevenire e contenere l’alzheimer è possibile?

E’ estremamente difficile dare una risposta a questa domanda. Visti i presupposti del paragrafo precedente potrebbe esserlo prima di tutto affrontando i lutti, le perdite e i grandi dolori della vita. Questi, infatti, tenuti nascosti nel proprio cuore come delle ferite mai rimarginate, possono a lungo andare diventare pesi insopportabili.

Potere avere una nuova visione su perdite e traumi, una visione in grado di poterli gradualmente accettare e lasciare andare interiormente può costituire un aiuto molto importante per non cadere nell’oblio della cancellazione dei ricordi.

L’approccio delle costellazioni familiari, visto come uno strumento utile a tornare in armonia col flusso della vita, può essere quindi un metodo molto utile allo scopo di prevenire malattie degenerative del cervello.

Psicoterapia per l’Alzheimer

Come indicato in uno dei libri che consiglio sotto in bibliografia, “Alzheimer e psicoterapia” , l’autore ci indica un possibile approccio terapeutico “gestalico fenomenologico”. 

In questi tipo di approccio la persona e il suo ambiente vengono visti come un unico ecosistema interagente. Il disagio psicologico, quindi, assume il significato di adattamento soggettivo in risposta alle situazioni vissute in passato, ma che può non aver più la stessa utilità nella situazione presente.  

L’approccio gestaltico considera di grande importanza l’intera esperienza di vita di una persona.

“Mia madre ha l’Alzheimer”

Questa è una frase che mi sono sentito dire più volte durante le sedute di costellazioni familiari. Ne voglio raccontare in particolare una che mi ha toccato nel profondo per affrontare il tema dell’Alzheimer dal punto di vista dei figli.

La messa in scena della costellazione

Una donna, in lacrime, mi dice che sua mamma è affetta da Alzheimer e da anni è in costante declino cognitivo.

Le chiedo che rapporto c’era fra loro e lei di dice: “Inesistente e molto duro”. Lo dice con uno sguardo pieno di rancore e teso.

Faccio mettere in scena, quindi, una rappresentante per la donna e una per la mamma.

Le due rappresentanti sono molto tese come in un duello e una sfida continua. La costellazione è bloccata e non si vedono spiragli.

Faccio entrare una rappresentante per l’Alzheimer.

Subito la malattia non sa dove mettersi, non trova posto nella scena. Poi, lentamente, prende per mano la mamma e la conduce dolcemente dalla figlia che l’abbraccia piangendo.

La donna in lacrime mi dice: “E’ vero, da quando è ammalata è come una bambina, per la prima volta possiamo avere una relazione amorevole”. 

Suggerisco quindi alla donna di rivolgersi alla rappresentante della malattia dicendole: “Grazie a te mi sono potuta riavvicinare a mia madre. Grazie, ora il tuo compito è terminato, grazie.”

A seguito di questa frase le tre rappresentanti si abbracciano e la rappresentante della malattia esce dalla scena sollevata.

Il dopo costellazione 

Cosa succederà dopo la costellazione non ci è dato a sapere. Possiamo comunque essere certi con questo lavoro sistemico di avere dato una nuova possibilità di miglioramento alla madre. 

Quello che è certo è che è cambiato il punto di vista ella figlia sulla malattia. Da oggi non la guarderà più come un semplice “accidente” avendone compreso il significato profondo, al di là del bene e del male.

Questa forma di accettazione libera anche da possibili irretimenti futuri che si sarebbero potuti innescare a seguito di un rifiuto e di una esclusione della malattia e della madre malata.

Uno dei benefici effetti collaterali di questa costellazione è anche dare un nuovo senso alle cure amorevoli della figlia nei confronti della madre. 

Gli effetti familiari dell’alzheimer

Come si è potuto osservare in questa costellazione e come mi è capitato quasi sempre con malattie di decadimento cognitivo senile, queste patologie possono aiutare una riconciliazione quasi impossibile.

Ogni volta che mi è capitato di mettere in scena una di queste infermità, sono stati i figli stessi ad affermare che senza di essa non si sarebbero potuti riavvicinare al genitore.

Questa visione ci consente di guardare a disturbi come l’Alzheimer togliendo le etichette di “bene” e di “male” che siamo soliti porre su tutto e permetterci un livello di comprensione della vita e delle sue vicissitudini molto più profondo.

Questa malattia, perciò, si mostra a volte non solo come uno strumento necessario di rimozione di porzioni di memorie dolorose, ma anche l’opportunità di riavvicinamento e di riconciliazione fra genitori e figli.

Chiaro che per arrivare a questa presa di coscienza per nulla scontata è richiesto da parte dei figli coinvolti un livello di accettazione e di apertura di cuore per nulla scontati, nonché una visione libera dagli schemi sociali.

vuoi approfondire questo argomento con una costellazione o ricevere informazioni riguardo?

Bibliografia consigliata:

copertina del libro: perché Buddha non aveva l'alzheimer
Perché Buddha non aveva l'alzheimer

Un approccio innovativo per una patologia sempre più diffusa, attraverso la meditazione, lo yoga e l'arte - Shuvendu Sen

copertina del libro: Alzheimer e psicoterapia
Alzheimer e psicoterapia

Un approccio gestaltico fenomenologicamente fondato - Ermes Campofiloni

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